Nel particolare momento che stiamo vivendo, chiusi nelle nostre case, privi della nostra libertà e dei principali sistemi di protezione per svolgere attività all’esterno, il design sta sprigionando tutta la sua capacità di immaginazione, per proporre prodotti semplici ma intelligenti che possano aiutarci in questa emergenza.
Creatività e ingegno stanno infatti lanciando un vero e proprio messaggio di speranza e rinascita, grazie ad idee che possono essere condivise in open source in ogni angolo del pianeta per cercare di contrastare la gli effetti della pandemia a partire proprio dalla protezione individuale, così da gestire in modo responsabile ed efficace questa sfida globale.
Se mascherine e scudi facciali scarseggiano, ecco allora che il design – naturalmente chiamando in supporto le tecnologie del rapid manufacturing – si è subito messo in modo per proporre soluzioni inedite utilizzando i più svariati materiali, dal vinile alla plastica riciclata, dal velcro al silicone, dai lacci delle scarpe agli origami: ogni cosa è stata immaginata e utilizzata dal design come alleato prezioso contro il Covid-19.
È questo l’impegno delle più importanti multinazionali dello sport come ad esempio Adidas, che sta mettendo in campo insieme a Carbon, specialista nella stampa in 3D e già fornitore del celebre marchio sportivo per quel che riguarda le calzature una filiera produttiva in grado di stampare in 3D, ben 18mila scudi facciali al giorno da destinare a enti sanitari e cittadini svantaggiati sul territorio statunitense, per dare un aiuto concreto a chi ne ha più bisogno.
Allo stesso modo anche Nike ha colto la sfida per realizzare, in collaborazione con l’Oregon Health & Science University (OHSU), un prototipo di scudo facciale composto da elementi propri delle sneakers (come i lacci, con cui la visiera si annoda dietro la testa e il poliuretano traspirante della visiera che è parte della suola), particolarmente interessante perché non si limita a proteggere il volto, ma anche a filtrare l’aria come una vera e propria mascherina grazie ad un filtro purificante sempre presente nelle calzature Nike Air.
Altre importanti aziende si stanno inoltre prodigando per rispondere a questa emergenza globale, riconvertendo stabilimenti e filiere produttive, ma anche solo mettendo a disposizione le idee design oriented.
Basti solo pensare ad Apple che, forte di un team di creativi e ingegneri tra i più qualificati e di una capacità produttiva che ha pochi eguali nel mondo, si è cimentata nella realizzazione di uno schermo facciale semplice ed economico, di cui possono essere realizzati oltre un milione di pezzi alla settimana.
Una visiera, una fascetta in silicone e una banda per la fronte e delle semplici “asole” ritagliate sulla banda in modo da consentire all’utente di regolare la taglia, normale o large, con istruzioni a disposizione direttamente sul sito di Apple Support.
Altra interessante idea quella proposta dal famoso studio di architettura Foster + Partners, che ha presentato il nuovo prototipo di visiere in Petg (materiale plastico meno fragile e più facile da usare rispetto alla sua forma base di Pet), realizzate per contrastare la diffusione del Covid-19, basandosi sul potenziale delle macchine a taglio laser in alternativa alla tecnologia della stampa 3D, disponibili a tutti coloro che volessero cimentarsi nella costruzione dell’innovativa tesa protettiva, grazie al file disponibile in open sourcesul sito dello studio fondato a Londra da Sir Norman Foster nel 1967. Una mascherina semplicissima e riutilizzabile perché facile da pulire, composta da tre sole componenti: una visiera, una banda frontale e una cinghietta che ne regola la larghezza e il cui tempo per il taglio laser risulta essere inferiore a trenta secondi, mentre quello per l’assemblaggio risulta minore a sessanta secondi. Lo stesso Giorgio Armani ha voluto fornire il suo importante contributo, riadattando la produzione di una porzione di azienda, alla produzione di camici per ospedalieri.
C’è poi Isinnova, azienda italiana con alla guida Christian Fracassi, 36enne ingegnere fondatore e CEO, è riuscita a decodificare una versione stampata in 3D del componente tradizionale dei respiratori, così da rendere ogni respiratore utilizzabile da 2 pazienti in contemporanea, ma che, grazie all’idea di Renato Favero, ex primario dell’ospedale di Gardone Valtrompia, è riuscita anche a trasformare la famosa maschera da snorkeling di Decathlon Easybreath in un respiratore, oggi in fase di testing, realizzato grazie ad un adattatore stampato in 3D.
Ci sono poi molte idee, nate più per farci riflettere che per essere realmente risolutive, come ad esempio il progetto dell’architetto cinese Sun Dayong, co-fondatore dello Studio Penda, che propone un vero e proprio scudo che copre dalla testa alle ginocchia, realizzato in PVC e in grado di spannarsi come un parabrezza e auto-sterilizzarsi con i raggi ultravioletti, implementabile la tecnologia dei Google Glasses.
Ma ancor più Danielle Baskin, artista e designer di San Francisco che ha messo in vendita sul suo sito Faceidmasks.com, una interessante mascherina protettiva utile anche per chi usa lo smartphone con riconoscimento facciale. La Face ID Masks, un prodotto a metà tra realtà e finzione, tra sperimentazione reale e speculative design, ha acceso l’immaginazione di molti, suggerendo applicazioni alternative in quanto riproduce fedelmente i tratti somatici di chi la indossa, permettendo ad esempio al software dello smatphone, di leggere il volto del proprietario del telefono anche se naso e bocca sono coperti. Il progetto, Resting Risk Face, è stato distribuito dall’azienda finzionale che produce “prodotti distopici alla moda”, che ha comprensibilmente attratto l’attenzione dei media e degli utenti, innescando una discussione interessante sia sui temi del contagio che su quelli della privacy.
Ci sono poi alcuni designer, come Giulio Iacchetti e Tokujjn Yoshioka che, forti solo delle loro semplici idee basate sul Do It Yourself, ci propongono un semplicissimo foglio di acetato che, bucato con un cutter, garantiscono due fessure in cui infilare le stanghette degli occhiali così da ottenere uno scudo facciale fai da te, che più easy non si può.
Anche le Università stanno dando il loro supporto sprigionando idee e ricerche sull’argomento, come ad esempio i ricercatori dell’Università di Cambridge e dell’Università del Queensland che hanno unito le forze per realizzare HappyShield, uno scudo facciale pensato come un origami, che si ottiene piegando semplicemente un foglio di plastica trasparente: una combinazione elementare, che non richiede tool sofisticati o tecnologie particolari per essere assemblata. L’idea è avere un dispositivo che chiunque possa produrre, con una pressa, una macchina a laser, o anche a mano, specie nelle aree più povere del pianeta, dove la ferocia della malattia si somma a una drammatica penuria di mezzi. Le istruzioni per realizzare lo scudo sono su Github.
Anche Saperi&Co, centro ricerca e servizi della Sapienza Università di Roma è naturalmente in prima linea, e sta sperimentando una mascherina con filtro lavabile che garantirebbe una durata di almeno 3 mesi.
Se i test saranno incoraggianti come si spera, l’idea è quella di testare la mascherina sui medici del Policlinico universitario della Sapienza Umberto 1, per poter venire incontro all’esigenza di sicurezza e al tempo stesso di lungo utilizzo da parte degli operatori.
by Sabrina Lucibello, Director of Saperi & Co. Sapienza Enhances, Research
Innovation and Coworking, Associate Professor, President of the Degree in design University La Sapienza and Member of Scientific Italian Committee of Miami Scientific Italian Community